PRODOTTI TIPICI
D.O.P.
(DENOMINAZIONE a ORIGINE PROTETTA)
RICONOSCIUTE dall' UNIONE EUROPEA
CACIOCAVALLO SILANO (Vallata)
CIPOLLOTTO NOCERINO
FICO BIANCO del CILENTO
MOZZARELLA di BUFALA CAMPANA
OLIO EXTRAVERGINE di OLIVA CILENTO
OLIO EXTRAVERGINE di OLIVA - colline salernitane
OLIO EXTRAVERGINE di OLIVA IRPINA - colline dell'Ufita
OLIO EXTRAVERGINE di OLIVA - penisola sorrentina
OLIO EXTRAVERGINE di OLIVA - terre Aurunche
PATATA NOVELLA CAMPANA
PEPERONE DOCE ROSSO e GIALLO di NOCERA
POMODORINO PIENNOLO del VESUVIO
POMODORO SAN MARZANO - dell'agro Sarnese - Nocerino
PROVOLONE del MONACO - Agerola
RICOTTA di BUFALA CAMPANA
D.O.C.G.
(DENOMINAZIONE ORIGINE CONTROLLATA GARANTITA)
GRECO di TUFO
I.G.P.
(INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA) - REGISTRATE dall'UNIONE EUROPEA
CARCIOFO di PAESTUM
CASTAGNA di MONTELLA
LIMONE della COSTA d'AMALFI
LIMONE di SORRENTO
MARRONE di ROCCADASPIDE
MELA ANNURCA CAMPANA
NOCCIOLA di GIFFONI
PASTA di GRAGNANO
P.A.T. - CAMPANIA
(PRODOTTI AGROAGRALIMENTARI TRADIZIONALI)
Decreto 15 febbraio 2021 - pubblicato su Gazzetta Ufficiale di venerdì 26 febbraio 2021 - supplemento ordinario alla "Gazzetta Ufficiale" n. 48 del 26 febbraio 2021 - serie generale
TIPOLOGIA - bevande analcoliche, distillati e liquori
1) ACETO di FICO BIANCO
2) CIOCCOLATO al LIMONCELLO
3) FRAGOLINO
4) LIQUORE al TARTUFO NERO
5) LIQUORE CONCERTO
6) LIQUORE CREMA di LIMONE
7) LIQUORE di AMARENE
8) LIQUORE di GELSE ROSSE
9) LIQUORE di MANDARINO dei CAMPI FLEGREI
10) LIQUORE MIRTILLO
11) LIQUORE FINOCCHIETTO
12) LIQUORE LAURINO del CASERTANO
13) LQUORE NANASSINO
14) MALACA
15) NASPOLINO
16) NOCILLO
17) SCIROPPO di ARANCIA BIONDA
18) SIDRO di MELA ANNURCA
19) SIDRO di MELA LIMONCELLA
20) SIDRO di PERA del MATESE
21) VINO COTTO
22) AMMUGLIATIELLI
23) AGNELLO di CARMASCIANO
24) BRACIOLA di CAPRA di SIANO
25) BUSECCHIA - MAMMELLA di VACCA
26) CAPICOLLO
27) CAPICOLLO di RICIGLIANO
28) CAPICOLLO di ZUNGOLI
29) CAPRA BOLLITA
30) CARNE BUFALINA
31) CARNE di BOVINO PODOLICO
32) CARNE di SUINO di RAZZA CASERTANA
33) CARNE BOVINA di LATICAUDA
34) CERVELLATINE
35) CICOLI
36) CONIGLIO di FOSSO dell'ISOLA D'ISCHIA
37) FEGATO con la ZEPPA
38) FILETTO di VAIRANO PATENORA
39) FILETTONE di VAIRANO PATENORA
40) FIOCCO di PROSCIUTTTO
41) FLEPPA
42) GELATINA di MAIALE
43) GUANCIALE di FORMICOSO
44) LARDELLO di ANDRETTA
45) MARZAFECATU di CASTEL SAN LORENZO
46) MOZZARIELLO
47) NNOGLIA di MAIALE
48) NZOGNA - SUGNA nella VESCICA, NZOGNA nella VESCICA
49) O PER E O' MUSS
50) ORVULA
51) PANCETTA ARROTOLATA
52) PANCETTA TESA
53) PORCHETTA del SANNIO
54) PRIGIOTTO
55) PROSCIUTTELLA della BASSA VALLE del CALORE
56) PROSCIUTTO di CASALETTO
57) PROSCIUTTO di PIETRAROJA
58) PROSCIUTTO di ROCCHETTA
59) PROSCIUTTO di TREVICO
60) PROSCIUTTO di VENTICANO
61) PROSCIUTTO IRPINO
62) SALAME NAPOLI
63) SALAME di MUGNANO
64) SALSICCIA
65) SALSICCIA AFFUMICATA
66) SALSICCIA del CILENTO
67) SALSICCIA del VALLO di DIANO
68) SALSICCIA di POLMONE
69) SALSICCIA FRESCA a PUNTA di COLTELLO
70) SALSICCIA R' POC
71) SALSICCIA ROSSA di CASTELPOTO
72) SALSICCIA SOTTO SUGNA
73) SALSICCIA SOTTO SUGNA di VAIRANO PATENORA
74) SAMURCHIO
75) SOPRESSATA CAGGIANESE
76) SOPRESSATA del CILENTO
77) SOPRESSATA del SANNIO
78) SOPRESSATA del VALLO di DIANO
79) SOPRESSATA di GIOI CILENTO
80) SOPRESSATA DI RICIGLIANO
81) SOPRESSATA IRPINA
FORMAGGI
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178) FAGIOLO di CONTRONE
179) FAGIOLO di GALLO MATESE
180) FAGIOLO della REGINA di GORGA
181) FAGIOLO di MANDIA
182) FAGIOLO di VILLARICCA
183) FAGIOLO MUSTACCIELLO
184) FAGIOLO SAN PASQUALE di CASALBUONO
185) FAGIOLO SANT'ANTER di CASALBUONO
186) FAGIOLO STRIATO del VALLO di DIANO
187) FAGIOLO TONDINO BIANCO del VALLO di DIANO
188) FAGIOLO ZOLFARIELLO
189) FAVA di MILISCOLA
190) FICHI SECCHI con MIELE
191) FICO di SAN MANGO
192) FICO VENDEMMIA, NATALESE
193) FINOCCHIO BIANCO PALETTONE
194) FINOCCHIO di SARNO
195) FINOCCHIO di ACERNO
196) FRAGOLINA degli ALBURNI e dell'SELE, FRAULELLA
197) FUNGO PORCINO del VULCANO di ROCCAMONFINA
198) GIALLONA di SIANO
199) GRANTURCO della QUARANTINA
200) GRANTURCO di GALLO MATESE
201) KAKI VANIGLIA NAPOLETANO
202) LENTICCHA di VALLE AGRICOLA
203) LIMONE di PROCIDA
204) LUPINO GIGANTE di VAIRANO
205) MAIS SPIGA BIANCA, SPOGNA BIANCA
206) MANDARINO dei CAMPI FLEGREI
207) MARRONE di SANTA CRISTINA
208) MARRONE di SCALA
209) MARZELLINA
210) MARZOCCA
211) MELA BIANCA di GROTTOLELLA, MELA RENETTA CHAMPAGNE
212) MELA CAPODICIUCCIO
213) MELA CHIANELLA
214) MELA CHICHEDDA
215) MELA LIMONCELLA
216) MELA LIMONCELLONA
217) MELA SAN GIOVANNI
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289) SARAGOLLA - prodotto di panetteria tipico di "Montecalvo Irpino" , comune della valle del Miscano, ottenuto con l'impiego di farina di semola di grano duro rimacinato della varietà locale SARAGOLLA, mescolata con acqua, sale e lievito madre. Si caratterizza per la crosta assai spessa e per la mollica compatta ma ricca di cavità.
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S.T.G.
( SPECIALITA' TRADIZIONALE GARANTITA )
PROPOSTE DA ORGANISMI RICONOSCIUTE dall'UNIONE EUROPEA
MOZZARELLA
PIZZA NAPOLETANA
PRODOTTI LOCALI - DOLCI
BABA'
La sua origine non è in realtà napoletana : venne inventato nel settecento dall'ex re polacco Stanislao Leszczinski, durante il suo esilio nel ducato di Lorena nella cittadina di Luneville ai confini con la Germania, a seguito della sconfitta militare contro Pietro il Grande. Stanislao non potendo più esercitare il suo potere politico, era sempre affranto ed amareggiato, per contrastare questo suo stato emotivo desiderava sempre qualcosa di dolce da mangiare. Era molto esigente ed i suoi cuochi non sapendo più cosa inventare, spesso gli portavano il "kugelhupf", dolce tipico di quel territorio, fatto con farina, burro, zucchero, uova ed uva sultanina che però al sovrano non piaceva perché troppo asciutto e privo di sapore. Un giorno infuriato, lo lanciò lontano, colpendo una bottiglia di rhum, nella stanza si sprigionò un particolare profumo ed egli, incuriosito, assaggiò il doce imbevuto di liquore. Gli piacque molto e dedicò questa sua creazione ad Alì Babà, protagonista del celebre racconto tratto dal libro "Le mille e una notte" che era solito leggere e rileggere.
SIGNIFICATO - "SI NU' BABA' " detto ad una persona, indica qualcuno dal carattere dolce, disponibile, oppure bravo nell'eseguire, qualcosa di particolarmente difficile, o ancora si può usare per ringraziare di un regalo o di un'attenzione o semplicemente alla vista di qualcosa di bello non solo una persona, anche una cosa o un oggetto può essere "nù babà".
LEGENDA
Si dice che il re abbia bagnato nel Madeira una fetta di kugelopf, il dolce austriaco ermafrodito, cioè mezzo panettone e mezzo brioche. La forma del babà si trasforma e diventa quella della cupola di santa Sofia a Costantinopoli, mentre il nome scelto derivò da Alì Babà, il protagonista de "Le mille e una notte". Questo incrocio di culture e di suggestioni ha portato a definire il "babà" come "dolce dei lumi", in quanto mentre la stragrande maggioranza dei dolci nasce dalla civiltà contadina, esso è figlio di un'idea. Un altro salto di qualità è la decisione della bagna, necessaria per sostenere la morbidezza del dolce altrimenti destinato rapidamente a pietrificarsi in poche ore. Stanislao scelse il Madeira, a Versailles, dove si dettavano le mode, si usava il rhum giamaicano. In seguito il pasticciere originario della Polonia, Sthorer, che a Luneville seguì l'esilio del re e si trasferì con sua figlia Maria a Versailles, dove nel 1725 sposò Luigi XV, e decise di aprire un proprio laboratorio a rue Montorgueil dove creò i babà a forma di fungo o cappello di cuoco, come attualmente si presentano.
CALZONCELLI
CANNOLI CILENTANI
dolci fritti a base di zucchero, uova, strutto e farina, farciti con crema pasticcera classica e al cioccolato. Le caratteristiche di questo dolce, oltre alla farcitura bicolore, sono le "cannule", stampi ricavati da una pianta erbacea perenne, chiamata canna comune, che vive abbondantemente in tutto il Cilento vicino ai corsi d'acqua e di cui ne prendono il nome, oggi però, per la maggior parte, si usano stampi in acciaio, facilmente reperibili in tutti i negozi di casalinghi.
INGREDIENTI
PASTA BASE
* 500 grammi farina 00
* 100 grammi sugna o strutto
* 100 grammi zucchero
* 3 uova intere
*1 buccia di limone non trattato
CREMA PASTICCERA
* 500 ml latte
* 100 grammi farina 00
* 3 uova intere
* 1 buccia di limone non trattato
* 50 ml liquore rhum per dolci
CREMA al CACAO
* 500 ml latte
* 100 grammi farina 00
* 100 grammi zucchero
* 3 uova intere
* 30 grammi cacao amaro
* 1 buccia di limone non trattato
* 50 ml liquore rhum per dolci
PER FRIGGERE
* un litro d'olio
* 4 rametti di rosmarino per aromatizzare
* q.b. carta assorbente
PER GUARNIRE
* 100 grammi di zucchero a velo
CANNOLI di GRAFFA
CARTELLATE con MOSTO
nella zona della penisola sorrentina, in provincia di Napoli, nel periodo immediatamente successivo alla vendemmia, si prepara da sempre un dolce detto "cartellata". L'etimologia del nome è piuttosto incerta, alcuni la rimandano al latino tardo "cartellus" o "cartallus" che vuol dire "canestro" in riferimento alla sua tipica forma, che richiama alla mente quella di una cesta intrecciata. Le cartellate sono sottili strisce di pasta ottenuta dall'impasto di farina ed uova, arrotondate in vario modo e poi fritte, dopo la cottura, si procede a ciò che da loro il tocco finale, l'immersione nel mosto bollente.
CASATIELLO dolce
tipico rustico della cucina napoletana, preparato nel periodo di Pasqua. La sua diffusione, risale almeno al '600 e lo testimonia la citazione tratta dalla favola "La gatta Cenerentola" di Giambattista Basile (1566-1632) che descrive i festeggiamenti dati dal re per trovare la fanciulla che aveva perso lo scarpino :
"E, venuto lo juorno destenato, oh bene mio : che
mazzecatorio e che bazzara che se facette ! Da dove
vennero tante pastire e casatielle ? Dove lì
sottestate e le porpette ? Dove li maccarune e
graviuole ? Tanto che nce poteva magnare
n'asserceto formato."
Esso è preparato da una pasta di pane, conciata con formaggio, strutto, cicoli ed altri salumi e rilievitata, poi cotta, preferibilmente in forno a legna. Esso è specifico del periodo pasquale (simboleggia la corona di spine del Crocefisso). Una versione dolce del casatiello è preparata con uova, zucchero, strutto e glassa, e decorata in superficie con confetti colorati (diavulilli); tale variante è diffusa a Caserta ed è 'unica conosciuta nell'area vesuviana costiera. Altre versioni dolci sono diffuse a Monte di Procida e nel nolano. Nel casatiello le uova vengono posizionate intere, crude e con il guscio, e vengono cotte insieme al rustico. Le uova sono parzialmente sporgenti e ben visibili sul casatiello, spesso ricoperte da una sottile croce di impasto. La pasta, alla quale sono aggiunti sugna e pepe più una farcitura di salumi e formaggi tipici del luogo, viene lavorata a forma di grossa ciambella, riposta in un apposito stampo e fatta lievitare a lungo, almeno 12 ore.
CASTAGNOLE beneventane
dolce di carnevale che ha come ingrediente tipico di Benevento, il liquore STREGA, che dà ai dolci un inconfondibile sapore.
ingredienti :
- farina 00 - gr. 250
- liquore Strega - ml 20
- latte - ml 50
- olio x friggere - q.b.
- lievito x dolci - 1 cucchiaino
- zucchero - gr. 40
- uova - n. 2
- limone - n. 1
- zucchero a velo - q.b.
CASSATA avellana
versione irpina della cassata siciliana, con le nocciole al posto della frutta candita, secondo la ricetta dell'ideatore sig. Pasquale Pesce "maestro pasticciere".
CASSATA napoletana
gli arabi introdussero tra il IX e l'XI secolo, il dolce a base di ricotta chiamata cassata, dall'arabo "Quas'at" , che significa scodella grande e tonda, o dal latino "caseum" ossia "formaggio". Alle origini era un dolce piuttosto grezzo di pasta frolla e ricotta zuccherata. A Napoli la ricotta utilizzata è di vaccino, a Palermo invece di pecora, essa va prima sgocciolata e stemperata con lo zucchero, lasciando la crema ottenuta una notte in frigorifero.
Nella tradizione dolciaria partenopea, non si utilizza la pasta reale, si taglia a metà il pan di spagna, e lo si inumidisce bagnandolo leggermente con il liquore Strega. Tra i due strati, farciamo con la ricotta zuccherata (un chilo di ricotta / un chilo di zucchero) e si condisce con gocce di cioccolato e frutta candita. La torta si copre interamente di zucchero fondente (naspro), sciolto a 50° gradi a bagnomaria e decorata semplicemente con cubetti di frutta o con cubetti di naspro poi và lasciata riposare e mangiata il giorno dopo.
Palermitana, un chilo di ricotta e mezzo chilo di zucchero, una volta preparato il pan di Spagna, si taglia a strisce e quadratini con cui si riempie la base di uno stampo rotondo, mentre sul bordo dello stampo intervallato tra pezzi di Pan di Spagna e di pasta reale. Al centro viene versata la ricotta zuccherata e condita, con gocce di cioccolato e zuccata (zucca gialla e buccia delle angurie), sciroppata o candita, poi coperta con briciole di pan di spagna. Il dolce viene poi portato sottozero e il giorno dopo capovolto. A questo punto su tutta la superficie, bordi laterali compresi, viene versata la pasta reale, che si stende con un matterello. La fase creativa è la decorazione, tendenzialmente barocca, con un mandarino al centro, spicchi di arancia, ciliegine, fichi ed albicocche, sui fianchi, ghirigori sottilissimi realizzati con la glassa.
CHIACCHIERE
CIOCCOLATINI "CIMAROSA" (Aversa)
COPETA
nei territori campani di Avellino, Benevento, e Salerno si produce ancora oggi un torrone di antichissima tradizione, il cui nome deriva dal latino "cupida" che vuolo dire "desiderata". La copeta o cupida o cupita, che veniva desiderata per la sua bontà, viene citata da numerosi scrittori latini tra cui Tito Livio e viene riconosciuta come l'antenato del torrone di Benevento : è un torrone bianco molto compatto insaporito con nocciole, mandorle e molto spesso, pistacchi. Oggi si lavora nella torroniera, dove miele e zucchero vengono riscaldati fino a 80° C e mentre la torroniera viene fatta girare a marcia veloce e si aggiunge l'albume d'uovo sciolto in acqua, preparato il giorno precedente. L'ultima fase avviene con la torroniera alla velocità minima e vede l'aggiunta di zucchero a velo spolverato, vaniglia, nocciole, mandorle o pistacchi, opportunamente pre-riscaldati, perché abbiano la stessa temperatura dell'impasto; il tutto viene prodotto in grosse lastre che vengono poi spaccate in pezzi per essere vendute.
DANUBIO
impasto lievitato che si compone di tante soffici palline di pasta lievitata che si possono staccare direttamente con le mani, a Napoli viene preparato con una farcitura di cubetti di prosciutto cotto e formaggio.
DELIZIA al LIMONE
furono ideate per la prima volta dall'estro creativo di un pasticciere della Costiera Sorrentina, Carmina Marzullo nel 1978, sono delle cupolette di pan di spagna con bagna al limoncello e tanta crema diplomatica aromatizzata al limone, un vero connubio di sapori e profumi.
ingredienti pan di spagna ( per 5 - 6 delizie) :
* 160 - 180 grammi di farina 00 oppure 100 grammi di farina e 60 grammi di fecola
* n. 6 uova media, rigorosamente a temperatura ambiente
* 160 grammi di zucchero semolato
n.b. - nel vero pan di spagna non si aggiunge il lievito per dolci
ingredienti per la crema al limone :
* n. 2 uova
* 60 grammi di burro
* 100 grammi di zucchero semolato
* n. 2 limoni non trattati, sia il succo che la buccia
* 1 cucchiaino di amido di mais
ingredienti per la crema pasticcera al limone :
* 500 ml di latte intero
* 120 grammi di zucchero semolato
* 50 grammi di farina 00 o 45 grammi di amido di mais
* n. 4 tuorli
* buccia grattugiata di un limone
ingredienti per la bagna al limoncello :
* 120 ml di acqua
* 50 ml di limoncello
* 1 cucchiaio di zucchero
* buccia di limone, facoltativa
procedimento per il pan di spagna :
* preriscaldare il forno in modalità statica a 180 gradi
* montare le uova, lo zucchero ed il pizzico di sale con una planetaria oppure con delle fruste elettriche a velocità media per almeno venti minuti, dovrete ottenere un composto chiaro e spumoso, triplicato di volume
* aggiungete la farina 00 e la fecola di patate setacciate (lievito) in più riprese ed incorporatele con una spatola delicatamente dal basso verso l'alto
* versate il composto ottenuto negli stampini sferici in silicone, stampini per delizie o in ultimo caso in pirottini di alluminio ben imburrati se non riuscite a reperirli
* cuocete in forno statico a 170 - 180 gradi per circa 15 minuti
* fate raffreddare completamente ed estraeteli dagli stampini
* nel frattempo preparate la crema al limone
procedimento crema al limone :
DIVINO AMORE
la tradizione vuole che, nel XIII, le monache del convento del Divino Amore, situato a Napoli nelle vicinanze di San Biagio dei Librai, preparassero queste dolcissime paste per rendere omaggio a Beatrice di Provenza, madre del re Carlo II d'Angiò. Oggi il convento non esiste più.
FOLLOVIELLI
sono dei fagottini di foglie di agrumi ripieni di uva sultanina e di arancia condita; sono una specialità della penisola sorrentina, dove sono chiamati anche "follarelli" o "fogliarelli". Sono preparati da novembre a gennaio ed il loro procedimento di preparazione vuole che l'uva sia bollita nel vino e che venga avvolta insieme a dell'arancia candita in foglie di agrumi legate con la rafia. Il loro nome forse deriva dal latino : da "folium volvere", che vuol dire "avvolgere la foglia", oppure da "follare", cioè "pigiare" oppure, secondo un etimo popolare più incerto, da "folliculus", parola che vuol dire sacchetto, guscio. La ricetta è antichissima, risale al periodo romano, anche se allora si utilizzavano come involucro le foglie di fico, platano e vite, poi sostituite da quelle di agrumi.
GRAFFE
il termine si fà risalire al XVIII secolo in quanto a seguito del trattato di Ultrecht nel 1713, il regno di Napoli finì sotto il dominio di Carlo d'Asburgo, e quindi sarebbe il frutto di una reinterpretazione del termine krapfen che forse deriva dal longobardo krapfo ossia "uncino".
"LINGUE di PROCIDA" dette anche "LINGUE di BUE"
dolce composto da due strati di pasta sfoglia, ripiene di gustosa crema pasticcera aromatizzata al limone e ricoperte con dello zucchero che le rende croccanti. La versione storica prevede l'utilizzo dei limoni procidani ma nelle pasticcerie e nei bar troviamo anche lingue di Procida con crema cioccolato. Si narra che questo dolce sia stato inventato dal pasticciere napoletano Pasquale Mazziotti, trasferitosi a Procida negli anni cinquanta del 900.
"MIGLIACCIO"
"MILLEFOGLIE"
"MINISTERIALE"
prodotto dalla pasticceria Scaturchio di Napoli
"MONACHINA NAPOLETANA"
costituite da un guscio a conchiglia di pasta sfoglia e farcite con crema chantilly ed amarene
"MUSTACCIUOLI" - MUSTACCIOLI - MOSTACCIOLI
viene prodotto anche in altre regioni ma con leggere varianti che rendono unica ogni ricetta. Ne esistono vari tipi la cui differenza principale e nella consistenza : ci sono i morbidi che sarebbero i ripieni i duri ed i glassati.
PANESILLO
secondo l'etimologia latina del suo nome "panis ille", esso è un dolce tipicamente natalizio, tradizionalmente confezionato nelle famiglie e nei laboratori artigianali. Questo prodotto dolciario di origini longobarde (VI° secolo) stando alle notizie dei manoscritti conservati nella chiesa di S. Anastasia dall'arciprete don Vittorio Morrone ed prodotto a Ponte (Bn). Dall'impasto soffice ed appena guarnito, è preparato con farina di grano tenero, uova fresche, zucchero, latte, lievito naturale, succo d'arancia e cioccolato per la copertura.
PANTORRONE
prodotto avellinese, prelibatezza dolciaria di antichissima tradizione, la cui ricetta è stata tramandata. Il dolce è costituito da un torrone e pan di spagna, alternati in diversi strati, completamente ricoperto di cioccolato fondente. Il pantorrone si ottiene con ingredienti freschi e genuini : uova, zucchero, farina, miele, mandorle, vanillina e un po' di liquore strega o in alternativa rhum per la parte interna e zucchero e cacao per il rivestimento esterno. La cottura degli ingredienti viene effettuata nella torroniera, a bagnomaria, per circa 7 - 8 ore.
PASTIERA napoletana
l'origine è antichissima e proviene da culti pagani per celebrare l'arrivo della primavera. La legenda dice che la sirena Partenope aveva scelto come dimora il bellissimo golfo di Napoli e da lì cantava con voce melodiosa e dolcissima. La gente allora per ringraziarla di questo meraviglioso canto le portò dei doni, sette doni per l'esattezza, come le sette meraviglie del mondo, ognuno dei quali aveva un significato:
1) la farina, simbolo di ricchezza,
2) la ricotta, simbolo di abbondanza,
3) le uova, simbolo di riproduzione,
4) il grano cotto nel latte, simbolo della fusione del regno animale e di quello vegetale,
5) i fiori d'arancio, profumo della terra campana,
6) le spezie, omaggio di tutti popoli,
7) lo zucchero, per acclamare la dolcezza del canto della sirena.
La sirena gradì i doni, ma nel raccoglierli li mescolò in un amalgama che le lasciò tra le mani la prima pastiera di cui fu l'inconsapevole autrice.
La pastiera è entrata poi nella tradizione cristiana diventando il dolce con cui festeggiare la Santa Pasqua, ed è simbolo di pace.
La preparazione della pastiera è complessa, lunga e laboriosa.
La tradizione vuole che la pastiera si prepari il Giovedì Santo anche perché è un dolce che invecchiando migliora e che si può conservare fino a dieci giorni ma non in frigo perché altrimenti si rovinerebbe subito. Si usava acquistare il grano sfuso che si vendeva nei sacchi di juta, lo si metteva a bagno in acqua fredda per quindici giorni cambiando l'acqua ogni due giorni. Il grano così ottenuto andava poi scolato, dosato e cotto nel latte, fortunatamente, oggi in commercio vi sono lattine di grano cotto già pronto per l'uso. La ricotta e lo zucchero venivano mescolati in una zuppiera di ceramica fino a quando non diventava una crema. Poi seguiva il rito della preparazione sia del ripieno sia della pasta frolla e si finiva mettendo le tipiche striscioline di pasta sull'impasto che vanno sistemate nella tipica forma di croce di Sant'Andrea e fissate ai bordi della teglia, sia per l'estetica sia perché devono impedire all'impasto di fuoriuscire. La pastiera si fa cuocere in particolari teglie di alluminio che si chiamano "ruoti". Essendo molto delicata viene venduta nelle pasticcerie, in questi contenitori. La cottura tradizionalmente andava dalle tre alle quattro ore a fuoco basso, ma oggi con i forni moderni vi sono altri tempi.
PASTIERA sannita
si differisce dalla pastiera napoletana per la variante dell'utilizzo del riso invece del grano
PASTORELLE - dolce cilentano - (CUCCARO VETERE)
PIGNA
PIETRA di SAN GIROLAMO ( Aversa)
prodotto dalle suore del monastero, sito in in piazza Marcon. Questo dolce, croccante, a forma di pietra è composto da cacao, zucchero ed aggiunta di mandorle.
POLPETTE di SAN PAOLO (Aversa)
PIZZA AROCE - ( dolce cilentano )
POLACCA AVERSANA -
specialità inventata nel 1930 dal pasticciere Nicola Mungiguerra ed ispirata secondo la legenda alla ricetta di una religiosa di origine polacca.
POLACCA con amarena
così chiamata perchè a crearla sarebbe stata una suora polacca che viveva ad Aversa
PUCELLATO - dolce -
RAFFIOLI -
ROCCOCO'
dolce napoletano prodotto con mandorle, farina, zucchero, canditi e spezie varie. Esso è cotto al forno ed ha una forma tondeggiante simile a quella di una ciambella schiacciata, della grandezza media di 10 cm, particolarmente duro (però attualmente vengono fatti anche morbidi), e che può essere ammorbidito nel vermouth, nello spumante, nel vino bianco o nel marsala. La sua preparazione più antica risale al 1320 a opera delle monache del convento di Santa Maria Maddalena in Napoli. Il nome roccocò deriva dal francese "rocaille" per via della forma barocca e tondeggiante simile ad una conchiglia arrotondata. Esso chiude il pranzo delle famiglie in occasione dell'8 dicembre, giorno in cui si festeggia l'Immacolata Concezione e che accompagna tutto il periodo delle feste natalizie.
SANGUINACCIO
SAPIENZE
variante di forma ellittica dei "susamielli", esse venivano preparate dalle suore clarisse nel convento di Santa Maria della Sapienza a Sorrento.
SCAURATIELLI - dolci cilentani
SFOGLIATELLA
SFOGLIATELLA SANTA ROSA
inventata a Conca dei Marini.
SOSPIRI al LIMONE
SPANTORRONE
prodotto artigianale preparato in provincia di Avellino e precisamente a Grottaminarda. La ricetta viene tramandata nelle famiglie produttrici ed il nome completo è, Spantorrone di Grotta. E' un tipo particolare di pantorrone, caratterizzato da una particolare friabilità, e dal fatto che dal momento in cui si rompe, anzichè spaccarsi in pezzi, si sbriciola quasi riducendosi in scaglie. La ricetta originale ci dice che la preparazione deve avvenire nella torroniera, dove dopo aver riscaldato per molte ore miele ed albume si aggiungono le mandorle, le nocciole e la vaniglia. Il prodotto viene steso negli stampi e ricoperto di fettine di Pan di Spagna imbevute di rhum e liquore Strega.
SPROCCOLATI
STRUFFOLI
SUSAMIELLI
sono dolci a forma di "S" tipici del periodo natalizio, e venivano chiamati perché ricoperti da semi di sesamo perciò anticamente venivano chiamati "susamielli". Si preparano con farina, zucchero, mandorle e miele sono aromatizzati con cannella, pepe, noce moscata.
TABACCHERE o BUCCHINOTTI - dolce beneventano del periodo di carnevale
TARALLI di SAN BIAGIO
dolce tipico della tradizione locale di Pollena Trocchia (Na).
TARALLUCCI al NASPRO
TARALLUCCI al VINO
TORRONE CROCCANTINO
TORRONE di Benevento
TORTA CAPRESE
TORTANO
stessa preparazione del casatiello ma senza le uova disposte a corona.
VIA col VENTO
ZEFIRO
prodotto dalla pasticceria Scaturchio
ZEPPOLE di SAN GIUSEPPE
ZUPPA INGLESE alla NAPOLETANA
rivisitazione del celebre dessert di origine inglese, composta da strati di pan di spagna, crema pasticciera ed amarene sciroppate, il tutto ricoperto da un soffice strato di deliziosa meringa all'italiana.
LIQUORI LOCALI del Cilento
di bacche di pruno spino
di Murtella
di carrube
di foglie di ulivo
di ceci di Cicerale
al miele di Roccadaspide
PRODOTTI LOCALI
ARAZZI - Bisaccia
BAUXITE - Cusano Mutri
BRECCIA di EBOLI - Eboli
BRECCIATO URIA - Vitulano (BN)
CERAMICA - Ariano Irpino
CERAMICA - Calitri
CREMORE di TARTARO o CRISTALLO di SANT'ANTIMO - Sant'Antimo
acido organico presente nell'uva e quindi nel vino che va sotto il nome di "acido tartarico" e che spesso viene utilizzato in combinazione con piccole quantità di "bicarbonato di sodio" nelle polvere lievitanti per dolci e che vengono comunemente chiamate "lievito per dolci" e che agiscono in senso lievitante attraverso la produzione di C02 che, dispersa nell'impasto, lo gonfia formando le bollicine che innalzano il dolce.
LIBERINO BIANCO - Liberi (CE)
LIBERINO FIORITO - Liberi (CE)
MARMO VERDE - Cautano
MARMO - Fontanarosa
MARMO - Mondragone
esso è stato utilizzato a Napoli piazza del Plebiscito nella chiesa di san Francesco di Paola e nella reggia di Caserta
MARMO - Vitulano - o "Lumachello di Vitulano" - si caratterizza per le venature rosse. Utilizzato nella reggia di Caserta e al Cremlino di Mosca.
PIETRA di BELLONA - Bellona (CE)
PIETRA di PADULA - Padula (SA)
PIETRA di PAESTUM - Roccadaspide (SA)
PIETRA POZZOLANA - Pozzuoli (NA)
PIETRA di TERZIGNO - Terzigno (NA)
PIETRA VESUVIANA - Torre Annunziate (NA)
PIETRA VESUVIANA - Torre del Greco (NA)
PIETRE - cava a Chianche (BN), nella frazione Chianchetelle
PIPERNO - cava a Nocera Inferiore
cava a Quarto di Napoli
cava a Napoli nella frazione Pianura - in masseria del Monte, aperta nel 1250
cava a Napoli nella frazione Soccavo - in località Verdolino
TUFO di POSILLIPO - (NA - campi flegrei)
TUFO - cava Scudillo in Napoli
- cava Chiaiano in Napoli - fondo Zara - via Cinque Ercole
TUFO GRIGIO CAMPANO - Mignano Montelungo (CE)
RAZZE LOCALI
Mucca bruna - Casicavadoro
Pecora LAUTICADA - letteralmente "Pecora dalla coda larga"
AREE GEOGRAFICHE di RACCOLTA dei TARTUFI
Ambiti di raccolta, coincidenti con i limiti amministrativi delle Comunità montane di :
* Monte Santa Croce
* Matese
* Monte Maggiore
* Titerno
* Alto Tammaro
* Fortore
* Taburno
* Partenio
* Vallo di Lauro e Baianese
* Terminio - Cervialto
* Serinese - Solofrana
* Alta Irpinia
* Montedonico - Tribucco
* Monti Picentini
* Alto e Medio Sele
* Alburni
* Tanagro
* Vallo di Diano
* Calore Salernitano
* Gelbison - Cervati
* Valle dell'Irno
* Monti Lattari
COMUNI :
* Arpaise
* Capua
* Caserta
* Castelmorrone
* Castelvolturno
* Cellole
* Ceppaloni
* Maddaloni
* Pontecagnano
* Sessa Aurunca
* San Leucio del Sannio
* Sant'Angelo a Cupolo
* San Nicola Manfredi
* Valle di Maddaloni